Nessuna via per il negoziato, si continua a combattere: che cosa ha deciso il G7 sulla guerra in Ucraina
Al G7 di Hiroshima passa, ancora una volta, la linea della Casa Bianca, concordata con Volodymyr Zelensky.
Non ci sono aperture sostanziali ai tentativi diplomatici del Papa e di Xi Jinping.
È in arrivo un’altra stretta sulle sanzioni, ma resta irrisolto il problema politico di fondo: come convincere i Paesi terzi a non favorire la Russia. Ma vediamo per punti.
1) I Paesi del G7 (Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada) dichiarano di «non essere stanchi». Il sostegno militare all’Ucraina continuerà come prima, nonostante i visibili segnali di insofferenza diffusi nell’opinione pubblica, specie nell’Europa occidentale (Italia compresa)
2) Nessuna nuova via per il negoziato. Il G7 riconosce solo il «piano di Zelensky» come base per una «pace duratura». I leader, dunque, accolgono in pieno la posizione del presidente ucraino che, pochi giorni fa, ha liquidato sia la proposta cinese sia la disponibilità del Vaticano. Nel concreto: nessuna rinuncia territoriale e nessun cessate il fuoco alle viste. Si continua a combattere.
3) Altra stretta sulle sanzioni. Nel comunicato si riconoscono le impronte digitali della Segretaria al Tesoro, Janet Yellen. Gli americani hanno chiesto e ottenuto il via libera del G7 per nuove restrizioni sull’export verso la Russia di materiali utilizzabili in guerra.
4) Resta il problema dei Paesi che non aderiscono alle sanzioni. Stiamo parlando di grossi calibri, come Cina, India, Sudafrica e altri ancora. Nei giorni scorsi Yellen se n’era lamentata molto con i ministri finanziari del G7. Ma il comunicato non va oltre una formula generica: chi aggirerà le sanzioni andrà incontro a «serie conseguenze». Quali? Il testo, nonostante sia molto lungo e articolato, non lo spiega.
5) La ricostruzione. È forse l’aspetto più ambiguo. Negli ultimi mesi molti Paesi, come Stati Uniti, Francia, Germania e Italia, hanno organizzato «conferenze bilaterali» per sponsorizzare le proprie aziende nazionali in vista dei grandi lavori necessari per rimettere in piedi l’Ucraina. Ma chi finanzierà la ricostruzione? Il G7 chiama in causa le istituzioni finanziarie internazionali, a cominciare da Fondo monetario e Banca mondiale. Ma serviranno altre risorse. Nel testo si accenna al possibile contributo di «altri Paesi». Probabilmente si riferisce alla Cina, accogliendo, in questo caso, la richiesta di Zelensky. È un passaggio, però, che andrà verificato.
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