IL PROCESSO AL CALCIO
Riportiamo qui di seguito gli articoli comparsi oggi, 7 luglio 2006, sui principali quotidiani italiani in merito alle modalità di svolgimento del processo al calcio alla Caf.
Mastella: capisco chi chiede l’amnistia
ROMA — «E meno male che la sentenza del processo non arriva domenica mattina, prima della finale... Comunque vada, ai Mondiali è andata bene e di questo dobbiamo ringraziare Lippi e i giocatori. Sì, proprio quel Lippi che avrebbe dovuto forse rimanere a casa. E io adesso dico: grazie a Dio che è rimasto là...».
Il tifoso Clemente Mastella («Amo l’azzurro del Napoli e della Nazionale»), l’amico fraterno di Diego della Valle, l’estimatore del professionista Luciano Moggi fin dai tempi dell’ingaggio come direttore sportivo nella società partenopea, si spoglia per qualche attimo della grisaglia da ministro della Giustizia e, parlando di calcio alla sbarra, si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: «L’amnistia in caso di vittoria ai Mondiali? Il governo non interferisce, però credo che i tifosi lo chiedano, un atto di clemenza». Questo processo, insiste poi il Guardasigilli, «non può essere come certi spettacoli che si vedevano nell’arena del Colosseo dove tutti infierivano».
L’avvocato Guido Rossi, il commissario chiamato a risanare la disastrata Figc, è rimasto colpito dalla «serietà» mostrata in campo martedì sera dagli Azzurri. Di questi giocatori, fino all’altro giorno, in molti ne parlavamo malissimo...
«Ecco, appunto. Ne parlavate malissimo. Altri erano presi da questo eroico furore mentre io non me la sono mai presa: sarà per il mio stile un po’ perdonista, sarà perché l’amicizia va dimostrata soprattutto nei momenti di difficoltà. Oggi, invece, tutti a dire bravi, bravi:
gli stessi che inveivano fino a poco tempo fa».
L’umore popolare muta con facilità davanti agli eventi.
«Da parte di alcuni c’è la tendenza a sentirsi al Colosseo. Guardando l’arena col pollice verso, o col pollice rivolto in alto, a seconda delle circostanze».
Questo, però, dà l’immagine di un’opinione pubblica italiana un po’ becera.
«Sì, a volte siamo un po’ così. Trascinati dagli eventi. Per fortuna, stavolta, emozione scaccia emozione e dobbiamo dire grazie ai giocatori».
Se il Mondiale dovesse finire nel migliore dei modi, c’è già chi parla di amnistia per i «reati» del calcio. Concorda, ministro?
«Ho sentito alcune voci. Ma il governo non può intervenire su questo tema, c’è un problema di non ingerenza. Eppure, io credo che la maggior parte dei tifosi la chieda questa amnistia. E mi spiego, da tifoso: è giusto che Cannavaro e Del Pietro e tanti altri giochino in serie C dopo quello che hanno fatto? Oppure facciamo come in Gran Bretagna dove Churchill vinse la guerra e per ricompensa fu scaricato?».
Martedì è prevista la sentenza del processo che si celebra all’Olimpico. Lei ha già usato la chiave dell’ironia per dire che mancano le garanzie per la difesa.
«Ecco, meglio che resti sull’ironia. Se io fossi tra gli incolpati sarei molto incavolato: vorrei valutare con attenzione le carte perché ci metto la faccia, ci metto i soldi, rischio sul piano dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. Tanti di quelli che stanno là hanno un rilievo che va al di là del mondo calcistico».
Ha tracciato un profilo fedele del suo amico Diego Della Valle?
«Io parlo anche di Berlusconi. Se potessi dargli un consiglio gli direi di non farne un fatto politico. Anche se, dalle indicazioni che mi arrivano, c’è l’impressione che la decisione sia già stata presa. È ovvio che davanti a responsabilità accertate ci vogliono le sanzioni, ma qui il rischio è che paghi anche chi non c’entra niente. Questo è il dramma e il limite della vicenda».
Di tanta celerità si è lamentato anche il patron della Fiorentina.
«Sono legato da affetto ed amicizia a Della Valle ma di questo preferisco non parlare perché per me lui è come un fratello. Non parlo altrimenti prevale l’equazione Mastella uguale Della Valle. Non lo valuto proprio come proprietario della Fiorentina pur confermandogli grande affetto e amicizia».
E i suoi rapporti con Luciano Moggi?
«Sono stato vicepresidente del Calcio Napoli quando Moggi era direttore sportivo della squadra. Anche l’avvocato Agnelli era presidente della Juventus quando Moggi era direttore della sua squadra... Tutti noi ritenevamo che lui fosse capacissimo da un punto di vista tecnico».
Come finisce questa storia, ministro Mastella?
«Ve lo ricordate il Rossi che nell’82 ci fece vincere i Mondiali? Bene, quest’altro Rossi non ci farà vincere i Mondiali in Germania. Se ci riesce qualcuno questi è Lippi. Insieme ai giocatori azzurri».
(Articolo di Dino Martirano sul Corriere della Sera)
Il patto e lo strappo – I due opposti
Dalla distensione all’inasprimento. Dal duetto Ruperto-Zaccone di mercoledì. Che aveva aperto la strada a un’ipotesi di soluzione sulle sorti della Juve, al polemico “ci chiamiamo fuori” della Fiorentina, ieri. In sole ventiquattro ore il processo vive i suoi due estremi, ma questo non vuol dire necessariamente che le cose si complicano. Non è il caso di pensare a regie occulte, ma è un fatto che il problema di una giustizia sportiva giusta ed equilibrata, capace dunque di sottrarsi ai rischi di infinite code processuali in tutt’altre sedi che non quelle di Caf e Corte federale, è diventato di straordinaria attualità. Dentro la pancia dell’Olimpico, e fuori, come si può notare dal livello del dibattito e dei suoi protagonisti.
In questa ottica, il patteggiamento (meglio: il patto) tra il presidente della Caf e l’avvocato difensore della Juve (è congrua la pena di una B con penalizzazione, cui ieri è stata data una più precisa e modesta quantificazione, sei punti) ha rappresentato, per il processo, legittimandolo, un formidabile puntello. I legali della Fiorentina, al di là dello scambio di riprovevoli convenevoli tra Diego Della Valle e Guido rossi, hanno invece con la loro azione sottolineato il gran rifiuto, sorta di strategica e sostanziale delegittimazione del processo, che si sa bene dove porta.
Due opposti che tuttavia possono (potrebbero) trovare il loro punto d’incontro. C’è un effetto-baratro, l’allungamento infinito dei tempi, al quale sarebbe assai utile sottrarsi. Alla Caf, diremmo anzi all’intera nuova Federcalcio che sta febbrilmente e concretamente operando su tanti fronti, ai club coinvolti, e a quelli che oggi guardano incuriositi e che dopo Ferragosto vorrebbero però soltanto giocare, avendo se possibile in mano un calendario. A tutti, insomma.
Come si fa ad evitare il baratro è presto detto: con sentenze eque. Anzi <<congrue>>. Ruperto & Zaccone, con buona pace dell’implacabile Palazzi, hanno indicato la via. Della Valle manda a dire che non è disposto a percorrerla anche se il punto di penalizzazione fosse uno solo. Ma aprire una finestra con vista sulla serie A (per lui, la Lazio, il Milan) lo aiuterebbe forse a vedere le cose in un modo diverso.
(Articolo di Ruggero Palombo sulla Gazzetta dello Sport, pagina 27)
“Stangate gli uomini ma graziate il calcio lasciando tutti in A.
Non è una questione di garantismo: i tifosi rischiano danno e beffa”
…Credo anch’io un po’ forzato il trascinamento del Milan sul banco degli imputati, creando una sorta di par condicio morale ingiusta e sospetta. E poi diciamo la verità: quel sistema viziato funzionava, ne erano al corrente quasi tutti. Se perfino gente brava si rivolgeva alla Sacra Corona Sportiva per piccoli favori, vuol dire che era risaputo il meccanismo. E allora non potendo sparare all’impazzata contro l’umanità, si circoscrivano le colpe. Fatele pagare, ma fuori dagli stadi. Per semplificare: mettete alla porta Moggi, ma lasciate il porta Buffon.
(Tratto dall’articolo di Marcello Veneziani e pubblicato sul Giorno, pagine 1 e 23)
Pisapia, ex deputato prc ora alla guida della commissione di riforma del codice penale: assente il contraddittorio. <<Il diritto di difesa è solo virtuale>>
<<Non si fa pulizia con questo giudizio sommario>>
ROMA – L’avvocato Giuliano Pisapia, ex deputato di Rifondazione comunista chiamato ora al ministero della Giustizia per guidare la commissione di riforma del Codice penale, parte da una considerazione apparentemente banale: <<Nessuno ha sottolineato che qui i giudici decidono solo sugli atti portati in aula dalla pubblica accusa>>.
Codice della giustizia sportiva alla mano, il professor Pisapia prova a ragionare sulla procedura osservata davanti alla Caf (Commissione d’appello federale) che in questo caso opera come tribunale di primo grado in quanto c’è il coinvolgimento di dirigenti federali: <<Leggo l’articolo 37 del codice: “Il dibattimento si svolge il contraddittorio tra la procura federale e le parti… Al termine del dibattimento il rappresentante della procura formula le proprie richieste”. Bene, qui il dibattimento non c’è stato. Perché il dibattimento è il luogo dove si verifica la tesi accusatoria e si forma la prova.>>.
Ecco, dopo anni e anni di processi sportivi condotti in questo modo ora ci si rende conto di alcune asimmetrie. Spiega ancora Pisapia: <<Anche per i giudici più imparziali e più autorevoli – come quelli scelti in questo caso – è ben difficile arrivare a una sentenza equa se il loro giudizio, come sta avvenendo in questo processo, si basa solo sugli atti della pubblica accusa>>.
E allora, analizziamolo questo fascicolo della pubblica accusa: <<sono gli atti dell’ufficio indagini della Figc, direi la “polizia giudiziaria” del dottor Borrelli, e gli atti inviati dalle procure della Repubblica>>. E anche sulle carte che arrivano dalla magistratura ordinaria, insiste Pisapia, <<non c’è stata la possibilità di intervento della difesa: e tutto ciò esclude un giudizio equo in quanto non c’è neanche la possibilità di invertire l’onere della prova>>. In altre parole, davanti alle tesi dell’accusa, gli incolpati non hanno la possibilità di <<provare la inattendibilità o la non veridicità o l’inconsistenza o gli elementi di incertezza contenuti in quegli atti>>. Ecco, tutto questo succede <<nonostante l’articolo 37 parla di contraddittorio tra la procura e le parti>>.
Detto questo, l’avvocato Pisapia, che vive e lavora a Milano, ci tiene a sottolineare un elemento di costume: <<Dico queste cose in quanto credo fortemente che si possa arrivare a una sentenza giusta e equa, e a punire i responsabili di fatti realmente gravi sotto il profilo sportivo, solo se rispettano le regole e si rende effettivo e non solo virtuale il diritto di difesa e non si incerte l’onere della prova>>. Questa lunga premessa tecnica, per dire che qui non ci deve andare di mezzo il colore del tifo calcistico: <<Lo dico io che sono dell’Inter e cioè una persona che avrebbe in teoria un interesse alla conferma delle tesi dell’accusa>>.
Sperando dunque in un derby a Milano anche nel prossimo campionato, il nerazzurro Pisapia tende la mano al popolo del Milan, e perché no, all’avversario politico Silvio Berlusconi che pure ha fronteggiato come avvocato di parte civile nell’interminabile processo Sme: <<Non è così che si fa pulizia del marciume diffuso. Lo si fa solo creando una situazione per cui tutti i tifosi, di qualsiasi squadra siano, alla fine del processo non possano recriminare che vi sia stato un giudizio sommario in cui sono stati lesi i diritti della difesa>>.
Tutta questa velocità impressa al dibattimento è dovuta anche a un fatto extraprocessuale: ovvero la fretta di compilare i calendari. Ma qui, osserva Pisapia, <<tanta premura porta dei problemi seri e parlo delle intercettazioni telefoniche: in un processo normale quanto meno si verifica, con tanto di perizia, la correttezza delle trascrizioni dei brogliacci fatta dalla polizia giudiziaria. E molto spesso capita che una parola venga equivocata… E quella può essere una parola decisiva per una assoluzione o una condanna>>.
(Dall’articolo di Dino Martirano sul Corriere della Sera, pagina 18)
Per completezza riportiamo anche gli interventi di Cesare Ruperto di questa mattina durante il processo alla Caf, in merito alla polemica sulle modalità di svolgimento del processo.
ROMA - 9.55: Il presidente della Caf, Cesare Ruperto ha dichiarato in apertura della sesta udienza: "Come si può pensare che un ex presidente della Corte Costituzionale come il sottoscritto si presti a comprimere le difese. Ogni procedimento ha la sua fisionomia e così quello sportivo ha la sua, ma deve essere chiaro che qui nessuno strozzerà le difese. Questo è un dibattimento espanso al massimo e voi potete dire tutto quello che volete prendendovi tutto il tempo necessario, poi la commissione esaminerà tutto in camera di consiglio. Certo non siamo mica in Corte d’Assise, ma noi cerchiamo di arrivare il più possibile all’accertamento della verità".
ROMA - 11.10: Sospensione di qualche minuto al maxiprocesso su calciopoli, subito dopo l’arringa difensiva del legale di Mazzini, l’avvocato Mario Rocchi. "Oggi si è sentito meno libero di quanto si sente davanti ai tribunali e ad altre corti?", è la domanda provocatoria che il presidente della Caf Cesare Ruperto ha rivolto al penalista al termine del suo intervento.
გვაპატიებენ

P.S. ყველაზე მეტად ეს ფრაზა მომეწონა - mettete alla porta Moggi, ma lasciate il porta Buffon - კარში გაუძახეთ მოჯი, მაგრამ ბუფონი კარში დატოვეთ


ხოოო, თურმე მთელს იტალიაში ტიფოზები ხმებს აგროვებენ (თუ ხელისმოწერებს

), Calcio არ მოკლათო
This post has been edited by Eto_N on 11 Jul 2006, 13:15